La pandemia globale causata da SARS-CoV-2 ha colpito duramente tutti i settori economici. La riapertura parziale delle attività e delle imprese porta con sé molte difficoltà, tra cui quella di far lavorare alcuni o tutti i propri dipendenti a distanza casa – a volte inserendo pratiche di smart-working, altre semplicemente lasciandoli  a svolgere le loro mansioni. Lavorare da remoto implica la perdita del contatto, della prossimità spaziale con i propri colleghi.

Prima del Covid-19 ci eravamo già abituati a vivere parte della nostra vita on line, grazie ai social media e alle applicazioni di messaggistica. Potrebbe quindi sembrare che, perdere la prossimità spaziale con i colleghi non sia poi traumatico: si resta connessi, lo sappiamo, e i modi sono tanti, li abbiamo usati. Forse non tutti, ma certamente tanti.

E sono tanti i casi di successo: Managers meravigliati raccontano che sì,

“Si può fare!”
Si può fare

Più valore alle persone

Allo stesso tempo però, stare a casa non è lo stesso per tutti: molti non hanno accesso ad una buona connessione, non tutti hanno spazi riservati per lavorare nella propria abitazione o devono convivere con situazioni molto difficili. Infine, non sempre gli oneri domestici vengono condivisi equamente: molte donne attraversano in questo momento situazioni di pressione maggiore.

L’Analisi delle Reti Organizzative (ONA), rappresenta un paradigma degli Organizational Studies sin dagli anni ‘70. L’idea è quella di rappresentare le relazioni tra i dipendenti utilizzando la teoria dei grafi: immagina la tua organizzazione come una rete di persone collegate da differenti tipi di relazioni (ad esempio, normative, di comunicazione, di consiglio, di fiducia…). Tra questi tipi di interazioni informali, la nostra survey va a fotografare, proprio la rete di comunicazione.

A questo punto non resta che intervenire per riallineare chi è in difficoltà.